“I would have been…myself”

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Serie di ritratti: “I would have had… curly hair | blue eyes | bigger breast”, “I would have been… Japanese | myself”

Ho iniziato a scattare seriamente ormai quattro anni fa. Da allora ho realizzato molti progetti, con tantissime persone diverse. Ho scattato nella neve, al mare, in luoghi decadenti e abbandonati. Nei campi rinsecchiti, immersa nella natura, sotto gli alberi di magnolia in fiore.
Ho uno splendido ricordo di tutti questi lavori e questi momenti, condivisi con splendide ragazze, modelle ma molto spesso anche amiche, e a volte anche con ragazzi.

Nonostante queste grandi soddisfazioni in ambito artistico e lavorativo, sentivo la grande mancanza di un progetto fotografico interamente dedicato a me.
Sentivo questo bisogno per vari motivi:  principalmente per avere, finalmente, degli scatti miei e non di altre persone. Volevo vedermi ritratta dalla stessa mano e dagli stessi occhi con cui sono solita ritrarre gli altri. Per capirmi e conoscermi meglio, cercando i lati di me più desiderosi di essere raccontati.
Per esorcizzare quella forte convinzione radicata nella mia mente, di essere poco fotogenica e di conseguenza essere più adatta a stare dietro all’obiettivo, piuttosto che davanti.

Serie di immagini descrittive: I- cactus, II- maquillage, III- shoulders, IV- hair

Perciò è nata in me, già qualche mese fa, l’idea di realizzare questo racconto fotografico.
Seguendo il consiglio della mia cara amica Giorgia, ho stilato una lista di cinquanta cose che mi piacciono di me. E’ un esercizio che serve ad aumentare l’amore verso di sè, poichè ci porta a concentrare l’attenzione su di noi, su quello che ci piace del nostro corpo, del nostro carattere, della nostra persona. Continuavo, però, a pensare a cose che avrei voluto avere e che, nella mia testa, mi avrebbero reso una persona ancora più interessante, bella, amabile.
Ho quindi deciso di unire tutto: i sì e i no, ciò che sono e ciò che vorrei essere, ciò che vivo e ciò che avrei voluto vivere. La palette colori con cui raccontare tutto questo era già chiara nella mia testa: toni caldi, terrosi, naturali, che mi piacciono molto e che, a livello armocromatico, mi rispecchiano e donano più di altri. Anche la selezione degli abiti è stata pensata apposta. E’ una carrellata di ciò che amo, tra camicie, abiti e tessuti leggeri, tutti pezzi unici, collezionati nelle mie continue battute di caccia tra negozi vintage e mercatini dell’usato, un’altra mia grande passione.

Serie di immagini descrittive: V- water, VI- motion, VII- ballet, VIII- flowers

Nasce così “I would have been…myself”, una raccolta ironica e palesemente utopica di ciò che sarei voluta essere, che si scontra in modo graduale con ciò che sono in realtà. Occhi azzurri, seno più grosso, nazionalità e conseguentemente fisionomia completamente diverse, capelli più ricci e ribelli. Sono le cose che più mi creavano “disagio” in testa. Allora ho deciso di tradurle in modo simpatico e assolutamente innaturale, proprio perchè si tratta solo di fantasie, potenzialmente realizzabili nella realtà ma comunque irrimediabilmente assenti nel mio codice genetico.
Potrei andare a vivere in Giappone, stabilirmi per sempre là, imparare la lingua, integrarmi con la cultura, ma non sarei mai una “vera” giapponese, con gli occhi a mandorla e la pelle di pesca. Sono italiana, ho tratti caucasici anzichè orientali, ma va bene così.
Potrei fare una mastoplastica per aumentare il mio seno ed essere più soddisfatta di questa parte del mio corpo, ma scelgo di non farlo, mi va bene così. Ricevo comunque un sacco di apprezzamenti con la mia seconda abbondante, oltre a trovare il seno piccolo più elegante quando si tratta di indossare scollature provocanti.
Potrei mettere delle lenti a contatto azzurre, verdi, grige, viola addirittura, per cambiare il colore dei miei occhi come e quando voglio. Per ora, però, tengo il mio intenso e profondo castano scuro, che in tanti mi dicono esprimere dolcezza e sincerità. E mi va bene così.
Potrei arricciarmi i capelli tutte le mattine, oppure fare una permanente per dimenticarmi del problema. In realtà, però, non ho tutta questa voglia di farlo, quindi mi tengo i miei capelli lisci e va bene così.

Serie di immagini descrittive: IX- body, X- fabric

La verità è che quasi sempre desideriamo ciò che non abbiamo E’ naturale, perchè le cose che vediamo sugli altri e non su di noi stessi ci sembrano più belle, rare, speciali. Non ci accontentiamo mai! Ed ecco quindi che le ragazze ricce vorrebbero essere lisce e viceversa, le persone con gli occhi scuri invidiano quelle con gli occhi chiari e viceversa.
Se imparassimo ad accettarci così come siamo, ci renderemmo conto di quanto sia buffo e un po’ insensato questo voler sempre essere qualcosa che non siamo.
Siamo belli e speciali così, tutto il resto è solo un desiderio annoiato di qualcosa che vediamo negli altri. Le cinque immagini principali sono circondate da dieci immagini più didascaliche e descrittive, che rappresentano i miei lati positivi. A colpo d’occhio ci si rende subito conto che le cose positive sono molte di più rispetto a quelle negative!

Sono molto soddisfatta di questo progetto, di come l’ho sviluppato, dell’impegno e la cura che ho messo nel realizzarlo, a partire dalla difficoltà di realizzare degli schemi di luce per illuminare la scena in interna in modo efficace, sia dal punto di vista tecnico che narrativo.
Non è stato facile, non sono solita lavorare con l’illuminazione artificiale, ma proprio per questo è stato bello: una sfida che, a mio parere, sono riuscita a vincere.
Nello specifico ho scelto di realizzare uno schema di illuminazione utilizzando tre luci: una key light, ovvero la luce principale del set, una rim light, per enfatizzare e contornare il corpo e i capelli, una background light, per illuminare lo sfondo e creare più profondità. Ho utilizzato due ombrelli come modificatori della luce e, nel caso del ritratto “Blue eyes”, un flash esterno con gelatina blu e uno snoot per concentrare il fascio luminoso sul viso e gli occhi. Ho scelto di realizzare dei ritratti in stile Rembrandt e Split, che enfatizzano la drammaticità dell’immagine e rendono lo scatto finale più profondo e introspettivo.

Spero che questo viaggio alla scoperta della mia persona possa esservi servito, in qualche modo. Ho ricevuto molti commenti positivi, di apprezzamento, ho chiacchierato con tante persone, ho letto con piacere i vostri messaggi come “Hai ragione, la penso come te”, “Mi sento rappresentat* da quello che hai scritto”, “Sono d’accordo, anche per me è così”. Spero che questo progetto possa esservi stato utile per farvi delle domande su voi stessi, per capire che non c’è bisogno di essere sempre così critici e negativi nei confronti della nostra persona, anche se ci sono degli elementi che non ci piacciono. L’importante è lavorarci, imparare a conoscerli, accettarli in qualche modo. 

Non conta ciò che non sono, bensì quello che sono e il modo n cui mi approccio al miglioramento costante di me, della mia capacità e della mia personalità.
Mi voglio bene.
Vogliatevene anche voi.

Federica

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